Ipazia d’Alessandria fu una grandissima matematica, astronoma e filosofa greca. Vissuta fra il IV ed il V secolo, non ci sono pervenuti suoi scritti, forse a causa dell’incendio accorso alla biblioteca di Alessandria, ma saranno i filosofi dei secoli successivi a richiamare la sua figura quale simbolo di sapere e libertà di pensiero.

Non furono solo le scoperte in ambito scientifico a renderla illustre (inventò l’astrolabio; ipotizzò il moto ellittico della terra) ma soprattutto l’impegno politico che assunse e che esplicò con le opere di divulgazione della conoscenza fra il popolo (si recava nelle piazze a discutere di scienza, a spiegare i filosofi del passato, i meccanismi astonomici).


Con la salita al trono episcopale del vescovo Cirillo, Ipazia, anche a seguito del potere politico che le venne attribuito, divenne un personaggio scomodo: in questo clima di fanatismo religioso, ella viene uccisa in maniera brutale (lapidata in Chiesa, mutilata e bruciata viva) da un gruppo di monaci cristiani.

Ma ciò non bastò a seppellire la sua opera: la sua figura è, ancora oggi, simbolo della libertà delle scienze e della emancipazione della donna.